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 MONOCOTILEDONI. Sono specie arboree di scarso o nessun interesse tecnologico, soltanto le Palme hanno un tronco formato e spesso raggiungono notevole altezze. Sono esse piante snelle, con fusto cilindrico ramificato o no. La palma, va specificato, non è una specie legnosa, ma una gigantesca erbacea, per cui il corpo è necessariamente diverso dal tronco cui noi siamo abituati. La loro struttura, molto semplicemente, è formata da tessuto parenchimatico in cui sono immersi senza ordine logico fasci cribrosi e xilematici. L'accrescimento è assicurato da un acquisito potere meristematico del parenchima che partecipa nel suo insieme alla divisione cellulare.

L'impiego tecnologico delle palme è molto scarso; soltanto alcune specie hanno un cormo lavorabile, più spesso esse vengono usate nei paesi dell'America Latina e dell'Africa subtropicale come materiale per costruzioni rustiche o palerie per linee elettriche.


sezione tra 2

GIMNOSPERME (conifere) e DICOTILEDONI (latifoglie).

Le caratteristiche del corpo di tali specie sono simili e, ossei: vedendo una sezione trasversale di tronco, noteremo una diversificazione di tessuti; spostando per cui l'occhio dal centro del tronco verso l'esterno, si noterà:

  • il MIDOLLO
  • il CUORE O DURAME
  • l’ ALBURNO
  • il CAMBIO
  • il LIBRO
  • la CORTECCIA

Anatomia del Tronco: sezione trasversale

Avremo inoltre dei RAGGI MIDOLLARI disposti, come dice il nome, secondo la direzione dei raggi di un cerchio.

Corteccia. Nella giovane ed ancor verde pianta la funzione protettiva è affidata a una sottile cuticola detta epidermide; quando con l'accrescimento in diametro, del fusto, questa si lacera e cade, si forma un particolare meristema: il FELLOGENO o cambio subero fellodermico che produce un parenchima (felloderma) e all'esterno forma il sughero (fellema) quantitativamente in misura maggiore. Ben presto il fellogeno però muore a causa degli sforzi di compressione dovuti all'accrescimento in diametro, invece se ne forma un altro più interno; e così via per cui la corteccia risulterà stratificata con la parte più interna formata da cellule appena nate e quindi ancora vive. Con l'aumento di età dell'albero la corteccia a causa della sua mancanza di elasticità si stacca a scaglia (betulla e platano) oppure, se il distacco non avviene, presenta fessurata con incisioni e solchi. Dal punto di vista tecnologico la corteccia ha una notevole importanza per diverse ragioni:

1) difende il legno da urti, danneggiamenti, funghi ed influenze termiche ed idriche.

2) crea resistenza alla penetrazione dei ferri.

3) fornisce prodotti utili eventualmente ricavabili (sughero,estrattivi ...)

Libro. E' costituito da tubi CRIBROSI; è un tessuto incaricato del trasporto della linfa elaborata verso il basso cioè dalle foglie ai componenti vivi della pianta e non verdi, in particolare alle radici. Nel libro sono anche presenti tessuti sclerenchimatici, parenchimatici e a volte canali secretori.

Cambio. E' unicamente tessuto meristematico, la sua funzione è quindi quella di dividere le sue cellule nello spazio, queste andranno poi differenziandosi in tessuti adulti definitivi.

Alburno. E' legno giovane non ancora completamente formato. E' costituito da cellule vive e cellule morte in particolare da parenchimi e da vasi con linfa ascendente. E' facilmente attaccata da funghi e parassiti data la presenza di succhi cellulari e linfe.

Cuore o Durame. E' la parte tecnologicamente più interessante, in esso anche le cellule parenchimatiche sono morte e i materiali di riserva in esse contenuti sono stati rimossi o trasformati in sostanze duramificanti (tannini). In molte specie legnose il cuore è ben distinguibile dall'alburno in quanto di colore più scuro, però la mancata differenziazione cromatica non deve far pensare che il fenomeno della duramificazione non sia avvenuto; in altri termini la morte delle cellule parenchimatiche e la trasformazione o rimozione dei materiali in essa contenuti possono compiersi senza modificazione di colore. Nel caso il durame non sia differenziato dall'alburno, all'atto pratico, non esistono differenze di lavorazione; al contrario nel caso di durame differenziato sorgono alcune differenze:

a) colorazione più intensa e più scura del durame; a volte il colore cambia totalmente (ebano con alburno giallo o roseo) con evidenti difficoltà di utilizzazione. Attenzione però a non lasciarsi trarre in inganno dall'ossidazione dei succhi fuoriuscenti dal taglio di un albero appena abbattuto; pulendo la sezione si ritorna alla normale differenziazione.

b) Aumento del peso specifico del durame a seguito della deposizione di sostanze duramificanti.

c) Maggior durata del durame in confronto all'alburno a riguardo dell'attacco di funghi e insetti, ciò a causa delle sostanze zuccherine contenute nei succhi dell'alburno, unito al fatto che i tannini contenuti nel durame hanno elevata funzione antisettica.

d) Minore permeabilità del legno.

e) Minore umidità del legno.

Tra durame ed alburno spesso vi è una zona intermedia a diversa colorazione.

Una particolarità del legno delle conifere è la presenza possibile di un’anima; cioè di una zona di rapido accrescimento posta al centro del tronco e concentrica al midollo e di tessitura grossolana. Le caratteristiche tecnologiche sono scadenti ed è quindi da considerarsi legno difettoso.

abete rosso L

ABETE ROSSO

I - Sezione trasversale

II – Sezione radiale

III – Sezione tangenziale

Rm – raggi midollari

Cr – canale resinifero

Tr – tracheidi

P – legno primaverile

E – legno estivo

Midollo - Raggi - Specchiature. In corrispondenza all'asse del fusto si trova un cilindro di tessuto parenchimatico chiamato MIDOLLO; è una zona di scarsa compattezza, di colore bruno-roseo, di forma circolare o poligonale. Tecnologicamente crea più inconvenienti che pregi; la sua posizione può rivelare la regolarità di accrescimento del tronco, in quanto una positura eccentrica rivela anomalie di crescita. A segagione effettuata, le tavole che lo contengono ed in particolar modo quelle in cui esso appare in superficie, hanno scarso valore. Di dimensioni mutevoli a seconda della specie, a volte può brillare per la sua totale assenza lasciando un cilindro midollare cavo.

Maggiore importanza assume quel tessuto parenchimatico orizzontale che forma degli aggregati nastriformi disposti in direzione radiale detti perciò RAGGI. Sono generati da cellule dette iniziali dei raggi, e non è corretto definirli midollari, poiché non sono costituiti da cellule simili a quelle del midollo, né tanto meno essi raggiungono sempre lo stesso. Poiché i raggi divergono per necessità fisiologiche dell'albero e questi non possono distare troppo tra di loro, il cambio è costretto a iniziarne nuovi ogni anno, per questo, nel loro complesso, i raggi non hanno la stessa lunghezza, pur terminando, verso l'esterno, tutti al cambio.

Nelle sezioni trasversali essi sono generalmente ben distinguibili, almeno in legni a durame differenziato; ma essi sono distinguibili in misura ancor maggiore nelle sezioni radiali con il tipico aspetto nastriforme di apparenza brillante e spesso di colore di fondo diverso; per questo motivo essi vengono detti "specchiature".

Spesso per l'irregolarità di tessitura del corpo legnoso, i raggi in sezione radiale, non hanno andamento rettilineo ma molto tortuoso tanto da farli assomigliare per la loro brillantezza alla scia argentea lasciata da una lumaca, per questo, con termine poco tecnico ma molto espressivo, vengono dette SLUMACATURE.


Estratto da:

QUADERNI DI LIUTERIA N. 1 – Tecnologia del legno. Scuola di liuteria di Cremona.

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Francesco Verginelli
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